domenica 9 settembre 2012

Harry Potter and the Philosopher's Stone

   Che piacere iniziare dopo quasi dieci anni la rilettura di una delle serie a cui sono più affezionato, per di più in lingua originale. Harry Potter non ha bisogno di nessuna introduzione perché è un nome che è entrato a far parte della cultura popolare.
   Questo primo libro, la cui gestazione molto favolistica da parte della Rowling ormai è risaputa, è un leggero e divertente libro per bambini, con una trama lineare alla portata del target di riferimento del libro: c'è un mistero da svelare, un villain ancora classico e monodimensionale (giustamente, aggiungerei) la cui presenza aleggia in modo ambiguo per buona parte del libro, una serie di indizi che nel finale prendono tutti il loro posto nel puzzle nella risoluzione dell'enigma della pietra filosofale.
   Il tono è ancora pienamente fiabesco, e si sposa perfettamente con il mondo magico che la Rowling svela poco a poco. La sua vivida immaginazione mescola perfettamente echi mitologici e riferimenti letterari, supportati da una carrellata di personaggi presentati perfettamente con poche, rapide pennellate che anticipano il loro approfondimento nei libri futuri.
   Sono presenti delle ingenuità caratteristiche di un'opera prima - Hagrid che non mostra il minimo accenno di reazione al fatto che i protagonisti vengano puniti per colpa sua, i ragazzini che si fanno strada fin troppo facilmente nel percorso "a ostacoli" verso la pietra filosofale, Dumbledore che pare sapesse perfettamente quello che Harry aveva in mente di fare e non prova a fermarlo - ma la sospensione dell'incredulità è assicurata: colpisce soprattutto il modo in cui, dal piatto grigiume del mondo babbano, emergono pian piano elementi discordanti che porteranno all'irruzione nel reale del colorato e assurdo mondo magico. La normalità con cui viene tratteggiato, in uno stile da richami austeniani e dickensiani che ricordano il fantasy of manners, non fa che incrementare l'accettazione dell'assurdità degli elementi magici come dati di fatto. Ben piazzati anche i diversi tocchi di british humour, anche questi in linea con le ispirazioni letterarie della Rowling.
   Gustosi, a una seconda rilettura, le anticipazioni ad eventi futuri che dimostrano come la storia fosse già pianificata dall'inizio: la menzione di Sirius Black, i sospetti di Harry che Snape riesca a leggere nella mente, il sacrificio della madre di Harry per amore che, presentato qui in modo tutto sommato banale ma con una semplicità e un candore assolutamente alla portata del target giovanile, assumerà un significato molto più profondo nei volumi seguenti.
   In definitiva un libro fresco, spensierato, ancora immerso nell'atmosfera dell'infanzia che sfumerà presto nei libri successivi per lasciare il passo a toni più cupi. Un debutto che contiene tutte le ottime premesse di una saga che merita pienamente di entrare nella storia della letteratura fantastica e non, per ragazzi e non.

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