mercoledì 13 aprile 2011

"The Wonderful Wizard of Oz" + "Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West"



L'unico motivo per cui ho letto Il Mago di Oz (The Wonderful Wizard of Oz) è stato l'interesse per un libro correlato, ossia Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West (uscito in Italia col titolo Strega), di cui parlerò nella seconda parte di questa recensione doppia.
Avevo sempre nutrito dei dubbi sulla fiaba moderna di Frank L. Baum, dubbi che sono stati confermati dalla lettura: Il Mago di Oz è un raccontino sciocco al punto giusto, con un messaggio facile facile (tutte le qualità a cui aspiriamo le possiamo già trovare dentro di noi), e non è difficile immaginare come mai sia entrato nell'immaginario collettivo americano già prima della realizzazione del celebre film.
La storia qui da noi non è così nota: Dorothy, una bambina del Kansas, viene spazzata via da un ciclone con tutta la sua casa, per atterrare in seguito nella terra magica di Oz. Qui, accompagnata da un trio di compagni improbabili - un leone codardo, uno spaventapasseri e un taglialegna di latta - va alla ricerca del Mago del titolo per far sì che la rispedisca a casa dagli zii.
Se per un pubblico di bambini la storia potrebbe anche essere passabile (ma c'è comunque molto, molto di meglio), leggendola con gli occhi di un adulto ho trovato sotto la patina magico-mielosa degli elementi non poco inquietanti.
Per prima cosa c'è da premettere che l'intento di Baum era quello di creare una fiaba moderna, spogliata di tutti gli elementi macabri e dark delle fiabe tradizionali. Così facendo, la violenza - sì, violenza! - all'interno della storia appare del tutto ingiustificata: se le streghe e i vari antagonisti dei racconti dei Grimm erano dei personaggi davvero terrificanti e meritevoli della fine terribile che veniva inferta loro, ne Il Mago di Oz non c'è nulla di minaccioso: cos'hanno le Streghe Cattive dell'Est e dell'Ovest di così cattivo, se non il nome? La prima viene spiaccicata dalla casa di Dorothy senza che nemmeno le venga attribuita una battuta; della seconda sappiamo che tiene in schiavitù i suoi sudditi, ma nulla di tutto ciò viene realmente mostrato. Abbiamo solo dei vaghi accenni, ma niente che si possa comparare a una matrigna cattiva che vuole mangiare il cuore di Biancaneve, o di una strega cannibale che non aspetta altro che infornare Hansel e Gretel. Vediamo quindi Dorothy commettere con candida innocenza degli omicidi, seppur involontari, e i suoi compari indulgere in una serie di violenze su animali vari che mi hanno fatto impallidire.
Oltre a ciò - ma qui si tratta forse solo di impressioni personali - l'idea che ho avuto del mondo di Oz è di una realtà posticcia, plasticosa, a tratti disturbante (l'episodio della Terra di Porcellana mi ha messo i brividi).
Sorprendentemente, ho ritrovato nel libro di Gregory Maguire la conferma di tutte le sensazioni che Il Mago di Oz mi aveva trasmesso.
Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West è, come annuncia il titolo, la storia della Strega Cattiva dell'Ovest, appositamente rivista e rielaborata alla luce degli eventi del libro di Baum e del film.
Qui la strega ha un nome: Elphaba. E' una ragazza particolare: sarcastica, beffarda, intellettuale. Ed è anche un personaggio scomodo, perché ha un carattere appassionato e arriva a denunciare apertamente le efferatezze che si nascondono sotto la superficie glassata della terra di Oz: la tirannia del Mago, che qui è un dittatore con tanto di forze armate al seguito, e la persecuzione contro gli Animali, in cui l'iniziale maiuscola indica degli esseri zoomorfi dotati di intelletto pari a quello di un umano. Purtroppo per Elphaba, gli atti che arriverà a compiere per rimanere fedele al suo spirito attivista saranno destinati a fallire, e la sua figura finirà per essere largamente incompresa.
I protagonisti della storia di Baum rimangono relegati sullo sfondo (anche se l'arrivo di Dorothy, ovviamente, mette in moto tutte le vicende che porteranno al tragico epilogo), mentre vengono largamente sviluppate quelle che erano solo macchiette, come Glinda, Boq, la Strega dell'Est qui chiamata Nessarose, e il Mago stesso. Devo dire che con i personaggi Maguire ci sa fare, perché sa renderli tutti sia simpatici che riprovevoli in diversi punti della storia, e a ognuno di loro fa commettere delle azioni che ne mineranno la purezza iniziale: Glinda, intelligente e piena di potenziale, diventa una sciocca signora dell'alta società; Boq, ugualmente brillante, sposa una moglie scontenta che verge sempre sull'orlo del suicidio; Nessarose diventa una figura politica temibile quasi quanto il Mago, e così via. Si può dire che l'intero romanzo sia una grande discesa dalla purezza iniziale verso il male e/o la stupidità che inevitabilmente contagia ognuno al contatto con la realtà della vita.
Wicked non è un romanzo perfetto: molte scelte stilistiche sono discutibili, e non sono riuscito a perdonargli diverse lungaggini, prima su tutte l'intera, corposa parte ambientata nel Vinkus. Il lato politico della vicenda, molto preponderante, non è nemmeno fatto trapelare tra le righe, bensì urlato a pieni polmoni. Wicked ha però il pregio di scardinare le certezze che un'opera tanto amata (almeno negli USA) come Il Mago di Oz ha instaurato nell'immaginario collettivo, presentando personaggi tutto sommato sciatti in una luce nuova ed estremamente moderna.