domenica 23 settembre 2012

Harry Potter and the Chamber of Secrets

   Il secondo capitolo della serie di Harry Potter ricalca grossomodo la struttura del precedente, con il pregio di incrementare la componente mistery della storia: ad Hogwarts, la leggendaria Camera dei Segreti pare essere stata aperta e a farne le spese sono i poveri mudblood (tradotti male con "mezzosangue" nella prima edizione italiana, e con il più appropriato "sanguesporco" nella nuova traduzione) che si imbattono negli orrori che la camera ha rilasciato. La Rowling si diverte a disseminare qui e là indizi, sia genuini che falsi, per poi ricombinare i pezzi del puzzle in un finale a suo modo orrorifico, considerata l'età di riferimento del libro. Una delle differenze principali con Philosopher's Stone è proprio un accentuarsi degli elementi dark, che andranno ad aumentare progressivamente con l'avanzare della serie. Da menzionare anche le motivazioni razziste che stanno dietro all'apertura della Camera dei Segreti, destinate a diventare uno degli elementi chiave dei libri successivi e trattate qui in modo semplice e diretto, alla portata del pubblico giovane. Inizia inoltre il trend della Rowling di mettere in ridicolo le autorità ufficiali: in questo caso si tratta del ministro della magia Cornelius Fudge, già accennato qui come un ometto debole che non si fa scrupoli a trovare capri espiatori per mascherare la propria incapacità.
   L'atmosfera spensierata e infantile è ancora preponderante, e i protagonisti sono ancora dei bambini. Quest'aria ingenua fa perdonare certi scivoloni e forzature della trama, primo tra tutti il fatto che Harry e compagni decidano di non rendere partecipi gli adulti della scuola delle loro scoperte riguardo la Camera dei Segreti, neanche quando questo significa andare ad affrontare da soli dei pericoli mortali.
   Molto interessante l'idea del diario segreto di Tom Riddle che, come hanno fatto notare diversi recensori al tempo dell'uscita del libro, ricorda molto da vicino le chat e i programmi di messaggistica istantanea (con tutti i pericoli che possono conseguirne se ad incapparci è una persona giovane).
   Niente di nuovo da segnalare sul fronte personaggi, se non il geniale ritratto di Gilderoy Lockhart, vanesio, ossessionato dalla celebrità e non poco ambiguo: fino alla fine ci si chiede se Lockart abbia qualche secondo fine o se sia davvero stupido, e quando scopriamo che la risposta giusta è la seconda, ecco che rivela un lato non poco disturbante nel voler lanciare un incantesimo di cancellazione della memoria sui protagonisti che l'hanno smascherato come truffaldino.
   Harry Potter and the Chamber of Secrets è un libro che forse paga lo scotto di essere un po' troppo simile al suo predecessore, ma che sa reggersi sulle sue gambe con dignità.

Nessun commento:

Posta un commento