giovedì 30 agosto 2012

Kushiel's Avatar

   Kushiel's Avatar è l'ultimo capitolo della cosiddetta "trilogia di Phèdre" all'interno della saga di Kushiel's Legacy. Ultimo perché i tre libri successivi saranno affidati alla voce narrante di Imriel De La Courcel, mettendo da parte la nostra prostituta preferita in favore di un protagonista maschile. E' proprio attorno a Imriel che si sviluppano gli eventi che danno il via alla trama di Kushiel's Avatar: figlio dei due più grandi traditori del regno di Terre d'Ange, la sua scomparsa al termine del precedente Kushiel's Chosen lasciava un mistero in sospeso che viene svelato ben presto in questo capitolo successivo. Melisande l'aveva nascosto ancora infante proprio sotto il naso di Phèdre, in un santuario sui monti siovalesi, ma ora sono passati dieci anni, e Imriel è scomparso nuovamente, questa volta senza lo zampino di Melisande. La donna è costretta a chiedere aiuto alla sua eterna nemesi Phèdre no Delauney che, impotente come sempre di fronte al potere magnetico della nemica, si imbarca in una doppia cerca: quella di Imriel e quella del vero Nome di Dio, mistica parola che le permetterà di rompere la maledizione che tiene legato il suo amico d'infanzia Hyacinthe al suo destino di Signore degli Stretti.

   Kushiel's Avatar di discosta dai due precedenti volumi in più aspetti. Come già detto, sono passati dieci anni dagli eventi di Kushiel's Chosen, e abbiamo quindi una Phèdre più matura, più consapevole delle sue capacità e dei suoi limiti, e in un certo modo più riflessiva e meno istintiva. I conflitti sentimentali con Joscelin sono stati messi a tacere da tempo con gran lungimiranza della Carey, che evita di ripetere così gli stessi schemi degli altri due capitoli della trilogia. La struttura stessa del romanzo è diversa: niente più intrighi di corte né confessioni strappate ai patroni di Phèdre nel mezzo dei suoi incontri sessuali, ma un'immediata immersione a capofitto nella cerca della protagonista. I luoghi che sarà costretta a visitare sono molto più numerosi rispetto ai libri precedenti, e questo non è altro che un bene: anche in questo caso la Carey fa sfoggio del suo amore per i viaggi e i paesaggi, portandoci nei corrispettivi fantastici della Spagna, dell'Egitto, del Medio Oriente e dell'Africa Nera.
   Kushiel's Avatar è diverso soprattutto a livello tematico: la sessualità spinta ma tutto sommato "giocosa" di Kushiel's Dart e Kushiel's Chosen è portata qui a livelli molto, molto più dark. Nella parte ambientata nel Drujan, in cui Phèdre è messa faccia a faccia con i livelli più oscuri della sua condizione di anguissette, la vediamo sottostare impotente alla sua natura masochista persino davanti alle torture e alle umiliazioni più pesanti. Ed effettivamente non è per tutti i gusti questa porzione del libro, tutta giocata claustrofobicamente attorno a un despota che sodomizza donne e bambini con un fallo di ferro chiodato. Nulla comunque è gratuito, e la presenza di Phèdre in questo harem perverso è giustificata dall'onnipresente mano degli dei nel suo destino: di Elua, ma anche di Kushiel, colui che l'ha prescelta e il cui operato Phèdre inizia a mettere in seria discussione. Il rapporto con gli dei e i temi religiosi sono trattati con estrema cura anche in questo terzo volume: lo scetticismo di Phèdre e di Imriel verso Kushiel e Elua rispettivamente è coinvolgente tanto quanto il concatenamento stesso degli eventi, che non sono pochi. Estremamente realistico anche il ritratto, seppur abbozzato, dello zoroastrianesimo, che gioca una ruolo fondamentale nella prima parte del romanzo.
   La seconda, dedicata alla ricerca del Nome di Dio, viene riscattata da toni più leggeri ed esotici, e un'altra, bellissima riproposizione di mitologie alternative. Questa volta si tratta della storia della regina di Saba e di Sholomon (Salomone), che chi ha qualche familiarità con la Bibbia ben conosce. Per recuperare il nome divino Phèdre si reca fin nel cuore del continente africano regalandoci momenti conditi da un forte sapore esotico, nonché la costruzione di un sorprendente legame famigliare con Imriel. Nel confronto finale con la regina Ysandre, che tenta di reclamare per sé il ragazzino, la Carey non si risparmia nemmeno un poco velato riferimento ai dibattiti odierni sul concetto di famiglia, affermando che "not every family is born of seed and blood". Mica poco.

   Per il resto, poco da dire che non sia già stato detto. I personaggi sono ben tratteggiati come al solito (alcuni, tra cui Ti-Philippe o la stessa Ysandre, messi in secondo piano a favore di azzeccati personaggi secondari come Kaneka), e come al solito Melisande risplende come un diamante, per quanto rappresentata sotto un'inedita luce di madre disperata. Il bacio finale tra le due nemiche, e quello che suppongo essere un addio definitivo tra le due, è memorabile e regala qualche brivido.

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