lunedì 9 giugno 2014

A Memory of Light (Robert Jordan & Brandon Sanderson) + The Wheel of Time

   Estenuante.
  Non riuscirei a trovar parola migliore per descrivere l'intera serie, così come l'ultimo volume. Quattordici mallopponi della mole di 800 pagine l'uno (se ci va bene), in cui regnano pagine e pagine di nulla assoluto. Se i primi quattro o cinque volumi erano libri con una trama relativamente autoconclusiva, dal sesto in poi Jordan ci ha sommerso di personaggi, sottotrame, situazioni portate avanti al limite del sostenibile che si trascinavano avanti con la lentezza di una mandria di tartarughe.
   Ora, io non sono uno di quei lettori che brama che succedano cose. Uno dei miei libri preferiti in assoluto è The Mists of Avalon, in cui il massimo dell'azione sono le conversazioni tra le donne della corte di re Artù. La differenza è che Mists ha dei personaggi dannatamente interessanti, affonda le sue radici in una tradizione letteraria ben definita, ha delle tematiche precise e per niente banali.
   The Wheel of Time non ha nulla di tutto ciò. E' puro divertimento per nerd appassionati di fantasy, e come tale tutto ciò che richiedo è di essere intrattenuto. Se questo intrattenimento viene a mancare... beh, iniziano i problemi. Intendiamoci, non odio The Wheel of Time, anzi. Per certi versi è una saga che amo. Amo l'isteria compulsiva di ogni personaggio femminile, amo la stupidità di fondo delle Aes Sedai, amo il modo idiota con cui vengono presentate le relazioni tra i due sessi: è tutto così assurdo da risultare esilarante. Gli spunti seri, poi, non è che manchino: la natura e la ciclicità del tempo, l'equilibrio tra principio maschile e femminile, la natura del male e del libero arbitrio. Peccato che Jordan non abbia mai avuto le capacità letterarie di sviluppare tali temi in maniera decente, e li abbia fatti affondare - lo ripeto - in migliaia di pagine in cui a dominare è il brodo allungato.
   Per quanto mi riguarda, la serie si mantiene su una sufficienza strappata, che può alzarsi o abbassarsi drasticamente a seconda che siate patiti di fantasy o meno.
    Venendo a questo A Memory of Light, vero e proprio tour de force che ha finalmente portato la saga alla sua conclusione, mi sento abbastanza certo sul dire che si sia rivelato una delusione: se i precedenti due volumi di Sanderson sembravano aver riportato la saga nel pieno dell'azione, quest'ultimo volume abbassa il tiro. L'azione c'è, ma sembra essere fine a se stessa. L'intero libro non è che una sequela estenuante di battaglie, di cui vengono spiegati con ogni minuzia dettagli tecnici di cui sinceramente poco mi interessa. L'epicità della tanto agognata Tarmon Gaidon non è presente sulla pagina: sembra quasi che a combattere sia uno sparuto numero di incanalatori, quando a mobilitarsi sono forze di decine di migliaia di individui. Anche il One Power stesso viene usato in maniera molto meno spettacolare di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Avrei desiderato circoli di Aes Sedai e Asha'man che creassero autentiche meraviglie, volevo vedere le esplosioni, il sangue, la disperazione, e invece sono rimasto a bocca asciutta.
   Di fronte a tutto ciò, la maggior parte dei personaggi si riduce alla stregua di una schiera di pedine da spostare e sacrificare in nome della trama. Personaggi che un tempo erano al centro delle vicende, come Nynaeve e Moiraine, risultano del tutto sacrificati. Rand stesso non fa che passare la maggior parte del tempo ingaggiato in una lotta "psicologica" con il Dark One che tutto sommato non è né così interessante come vuole essere, né così spettacolare. Per non parlare di personaggi su cui in passato si era investito enormemente (Morgase, Padan Fain, Slayer), che qui vengono mostrati quasi come in cameo estesi, al punto da chiedersi perché non averli lasciati sullo sfondo da subito.
   Il libro ha poi dei palesi esempi di una caratteristica di Jordan che mi ha sempre fatto bellamente incazzare: il perdere tempo con dettagli insignificanti e liquidare gli eventi potenzialmente più interessanti in due righe, o raccontandoli in modo che sia il lettore a dover trarre le sue conclusioni. Qui ne sono un chiaro esempio lo scambio di corpi finale tra Rand e Moridin, che (a quanto ho capito) sfrutta quella connessione tra i due dovuto allo scontro tra balefire avvenuto diversi libri prima. Il modo in cui ciò avviene è un mistero assoluto, come lo è il motivo per cui Rand, alla fine, riesca ad accendere la pipa senza usare il One Power.
   Totalmente insoddisfacente, come già detto, lo scontro tra Rand e il Dark One, che si protrae senza scossoni, senza un colpo di scena, tutto liscio e prevedibile: dopo quattordici libri e più di vent'anni di vita della saga, era lecito aspettarsi qualcosa di più. La stessa cosa vale per l'epilogo: sbrigativo, scarno, liquida con poche parole personaggi a cui ci siamo affezionati, nel bene o nel male, senza darci un minimo di spiraglio su come sarà il loro futuro, o il futuro del mondo in cui vivono. La colpa, qui, è tutta di Jordan, perché Sanderson si è limitato ad usare l'epilogo che Jordan aveva scritto anni prima.
   Insomma, un fallimento abbastanza grosso, per quanto riguarda il finale.
   La serie, o la si odia o la si ama. O tutti e due. Per quanto mi riguarda, non sono più un ragazzino appassionato di D&D, quindi quello che ha da offrire The Wheel of Time non mi basta.

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