giovedì 8 novembre 2012

Harry Potter and the Half-Blood Prince + Harry Potter and the Deathly Hallows

   Dopo la battaglia al Ministero della Magia avvenuta in Order of the Phoenix, il mondo magico si trova messo davanti alla rivelazione che Voldemort. Harry viene rivalutato davanti agli occhi di tutti, e durante il sesto anno a Hogwarts il suo mentore Dumbledore gli affida il compito di scoprire l'ultimo tassello per avere in mano la chiave della distruzione di Voldemort.
   Half-Blood Prince si libera di tutti gli aspetti che appesantivano il libro precedente e si presenta quasi come un ritorno al passato della saga: la trama è molto più lineare e focalizzata, la cupezza è in un certo modo messa da parte per far spazio allo houmor che ultimamente latitava, tornano a farsi sentire gli ormoni dei protagonisti, la vita scolastica è di nuovo in primo piano e il numero delle pagine torna a livelli giustificati.
   Il punto forte del libro è senza dubbio l'incursione nel passato di Voldemort che, pur non apparendo mai direttamente in scena, è più presente che mai. La ragione della sua malvagità viene qui rivelata in modo coerente e perfettamente in linea con le ossessioni del personaggio: un desiderio innaturale di sconfiggere la morte, di ottenere potere per compensare alle sue debolezze, di annientare chiunque presenti certi aspetti simili a quelli che lui odia (o ha odiato) in se stesso.
   Per evidenziare l'orrore che Voldemort compie nei confronti di se stesso la Rowling se ne esce con la geniale invenzione degli Horcrux (che a quanto pare aveva già in mente dagli inizi della saga), oggetti in cui Voldemort ha rinchiuso i frammenti della sua anima - dopo averla letteralmente smembrata - come soluzione ideale per la strada verso l'immortalità. Prende forma concreta il tema ultimo della serie, l'accettazione della morte, già tastato abbondantemente nei libri precedenti e qui presentato come l'incapacità di accettarla, difetto che Dumbledore rivela essere cruciale per la sconfitta di Voldemort.
   La trama è forse la più coerente dai tempi di Chamber of Secrets, priva delle forzature e degli spiegoni che erano purtroppo presenti nei libri successivi. Tutto fila liscio e senza intoppi, fino a un finale rocambolesco con tocchi orrorifici (la scena della caverna) che culmina nell'ennesima tragedia e rimescola le carte in tavola ancora una volta riguardo al personaggio di Snape, uno dei più misteriosi e "grigi" che la Rowling abbia creato. La domanda su quale sia la sua vera natura pare trovare una risposta definitiva, ma l'ultima parola non è ancora stata scritta.


Deathly Hallows parte dalle premesse esplicitate negli ultimi capitoli del libro precedente: Harry si mette alla ricerca degli Horcrux con Ron e Hermione, fino all'inevitabile battaglia finale con la sua nemesi di sempre.
   La struttura del libro cambia completamente rispetto ai precedenti: niente più Hogwarts, niente più lezioni, niente più Quidditch: la prima metà abbondante del libro è una ricerca continua, inframezzata da fughe e spostamenti dettati dal terrore di essere scoperti dai Mangiamorte. Palpabilissima l'atmosfera di regime, che non può non ricordare il nazismo, e la tensione, il senso di disperazione e incertezza a cui sono sottoposti i protagonisti. Lo houmor è pressoché assente, e non poteva essere altrimenti.
   Trova compimento il discorso sulla morte, tema caro alla Rowling che palesemente ha riversato molto della sua esperienza personale dopo la morte della madre. Ed ecco che la visita di Harry alle tombe dei genitori diventa un momento sinceramente toccante, in cui tutto è riassunto in poche, efficaci parole; e che la camminata di Harry verso la morte certa nella Foresta Proibita, in cui terrorizzato all'idea di sacrificarsi ma consapevole che la sua vita era stata tutta diretta verso questo momento, esemplifica tutto ciò che c'è di diverso tra Harry e Voldemort.
   Molto bello il lavoro sui personaggi. Ancora una volta, ruba la scena Snape, il cui passato e la cui vera lealtà sono svelati in un capitolo molto toccante interamente dedicato a lui. Capitolo che, tra l'altro, conferma le scioccanti rivelazioni su Dumbledore sparse attraverso il libro: come Snape, anch'egli viene presentato come una figura del tutto tragica, un uomo tormentato dal suo passato e rivelato come una figura calcolatrice e machiavellica, il contrario del vecchio bonaccione a cui eravamo abituati.
   Non da meno, Deathly Hallows riesce a includere l'aspetto emozionale per la fine di una saga, inserendo in modo del tutto naturale la nostalgia di se stesso: personaggi, luoghi e ricordi che ritornano, come a voler dare tutti l'addio a un percorso che per l'autrice è stato più che ventennale.
   Un libro che sarebbe perfetto, se non fosse per le ingenuità a cui la Rowling ci ha abituati: alcuni facili escamotage (la facilità con cui certi vengono ritrovati la coppa di Hufflepuff e il diadema di Ravenclaw), molte fughe scampate per il rotto della cuffia, e diverse spiegazioni di troppo per giustificare fatti che avrebbero essere dovuti essere chiari già di per sé (qualcuno ha capito veramente perché Harry sia riuscito a sopravvivere nella Foresta Proibita?). Peccato anche per l'epilogo davvero, davvero povero: pagine sprecate semplicemente per mostrare come tutti i personaggi si siano accasati tra di loro, quasi a voler dare un  inutile contentino ai fan.
   Bilancio comunque del tutto positivo per una saga che, inutile a dirlo, ha fatto epoca, e che se diventerà un piccolo classico della letteratura moderna avrà tutto il mio appoggio.

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