mercoledì 12 gennaio 2011

"Kushiel's Dart" - Kushiel's Legacy: libro 1


Ho letto questo libro già da un paio d'anni, ma mi sto dilettando con la versione inglese da qualche giorno. Kushiel's Dart (uscito in Italia con il titolo Il dardo e la rosa) è il romanzo di debutto di Jacqueline Carey, autrice dell'Illinois amante dei viaggi e della mitologia. Le sue passioni sono evidentissime nel mondo da lei creato, che non è nulla di nuovo in realtà, ma un eccentrico e immaginifico pastiche di culture, religioni e popoli reali assemblati in modo anacronistico: avremo così una Caerdicca Unitas e un'Aragonia (Italia e Spagna) dal sapore rinascimentale, un Khemet (Egitto) spiccatamente ellenistico, un'Alba e una Skaldia (Britannia e Germania) ancora ferme ad una società tribale, e così discorrendo. La geografia stessa è identica a quella reale: cambiano solo tempi e nomi dei luoghi. Il fulcro delle vicende è Terre d'Ange, una Francia alternativa che molti descrivono come rinascimentale, ma che a me ha dato più l'idea di uno splendido barocco seicentesco. Terre d'Ange è una nazione fondata da una schiera di angeli discesi sulla Terra centinaia di anni prima dell'inizio delle vicende. Tra questi, tre sono di fondamentale importanza nella saga: il Kushiel che le dà il nome, angelo del castigo divino; Elua, figlio del sangue di Yeshua e aborrito dall'Unico Dio; Naamah, angelo femmina legato alla sessualità e al piacere.
La cultura di Terre d'Ange si è sviluppata sotto il precetto di Elua, "love as thou wilt" ('ama a tuo piacimento'), dando così origine ad una società in cui l'amore non ha limiti né di età, né di genere, né di orientamento sessuale. E' nata inoltre un'organizzazione, la Corte dei Fiori Notturni, dedita interamente al culto di Naamah sotto forma di prostituzione sacra. All'interno di questa Corte troviamo all'inizio del romanzo la protagonista, Phèdre, la cui eloquiente voce narrante ci accompagna nelle sue avventure in giro per il mondo. Phèdre non è però solo una prostituta, ma viene allenata da un misterioso mentore per diventare una spia, in modo da sventare un complotto ai danni del trono di Terre d'Ange che si rivelerà ben più intricato di quanto sembrasse.

Kushiel's Dart è un romanzo bizzarro. Inutile dire che ciò che attrae di più l'attenzione al primo acchito è la sua forte componente erotica, che in molte scene prende toni che sfociano nella pornografia vera e propria, nonché in diverse situazioni sado-masochistiche. Quest'ultima considerazione è importante alla luce della natura di Phèdre, che si rivela ben presto essere marchiata da un dio: nel suo occhio sinistro è presente infatti il Dardo di Kushiel che dà nome al libro, segno che Phèdre è un anguissette, prescelta dell'angelo del castigo e quindi propensa per natura a trarre piacere dal dolore.
Non si deve però commettere l'errore di pensare che l'elemento erotico sia gratuito e inserito solo per conferire un tono scabroso al romanzo. Tutto è trattato non solo con la massima serietà, ma addirittura con sacralità: Phèdre è ciò che è in quanto reverente a tre divinità. Elua, sotto il cui precetto d'amore tutti sottostanno; Kushiel, di cui reca il marchio e la cui giustizia crudele deve servire per natura; e Naamah, di cui è serva come tutti i membri della Corte dei Fiori Notturni. E' in onore di quest'ultima che vende il suo corpo ai suoi patroni, stabilendo un tramite tra lei e la dea. Potrà sembrare inconcepibile ai più, ma la prostituzione sacra era una realtà molto diffusa nel vicino Oriente, specialmente in relazione a Grandi Madri come Ishtar, Astarte e anche Afrodite (ho scritto un racconto a tal proposito intitolato Testimoni della venuta di una dea per il concorso Ucronie Impure; a risultati annunciati lo pubblicherò).
E' raro che in un fantasy medio il tema religioso sia tanto significativo: spesso e volentieri le mitologie sono inserite come modo per dare sapore a mondi fantastici, ma in Kushiel's Dart la fede di Phèdre si respira, è viva, e le causa non pochi dubbi e problemi, specialmente nei libri successivi. Ho letto molte recensioni in cui si lamentava una certa blasfemia o dei toni erotici troppo accesi ma, lasciatemelo dire, sono problemi dei recensori, e non di certo del romanzo.

Passando alla storia in sé, il libro si presenta diviso nettamente in due parti: la prima, che tratta dell'infanzia e dell'addestramento a spia di Phèdre fino alla rivelazione dei piani dell'antagonista Melisande (che sarà la sua nemesi per tutta la durata della saga), e la seconda, in cui in coppia col monaco cassiliano Joscelin l'eroina si troverà alle prese con la minaccia degli Skaldi. Devo ammettere che ho trovato molto più interessante la prima, una vera girandola di sensualità, intrighi (anche fin troppo complessi), passioni, in cui si gode appieno del mondo creato dalla Carey. La seconda parte si adagia su toni un po' più convenzionali e, forse per questo, perde un po' del mordente che caratterizzava la prima.
Nonostante ciò, la trama è comunque robusta, è autoconclusiva - qualità rara in una saga - ed è tenuta in piedi da un buon cast di personaggi tra i quali spicca ovviamente Phèdre, protagonista donna per una volta pienamente consapevole delle sue capacità, dei suoi limiti, della sua intelligenza e della sua bellezza, che non scivola nel classico luogo comune della figa emancipata (passatemi il termine) e testarda. Meravigliosa Melisande, una delle migliori bitch che abbia mai letto: la sua relazione con Phèdre è interessante e verosimile, e la sfida che le lancia avrà degli strascichi significativi che proseguiranno per il resto della saga. Molto belli anche Waldemar Selig e Ysandre, ma soprattutto Anafiel Delauney, la cui storia struggente viene dipanata pian piano durante la prima parte (segnalo il bel racconto You, and You Alone - che tratta della storia d'amore tra Delauney e Rolande - uscito nell'antologia Songs of Love and Death curata da George Martin).

E' degno di nota lo stile di scrittura della Carey, sontuoso, elegante e dal tono un po' antiquato, ricco di termini come thus, mayhap, betwixt, e di eufemismi bizzarri (carinissimo 'perla di Naamah' per indicare il clitoride). Incredibile a dirsi, la valida traduzione di Elisa Villa gli fa onore.

Un libro da leggere. Non per tutti i gusti, forse, ma non per questo meno valido.


Il sito di Jacqueline Carey: http://www.jacquelinecarey.com/

3 commenti:

  1. Che recensione stra approfondita! Chapeu!

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  2. letto! letto!
    la cosa che mi ha colpito di più è lo stile di scrittura. pieno e scorrevole
    mélisande ha un fascino incredibile, nonostante sia l'antagonista. phèdre un'eroina consapevole, come hai detto tu
    tutto il primo sviluppo è intrigante, e a me è piaciuta molto anche la parte di prigionia e fuga

    Faith

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