giovedì 2 dicembre 2010

"The Gathering Storm" - La Ruota del Tempo: libro 12


Lo so, sono un po' in ritardo visto che vi sto parlando di un libro uscito più di un anno fa. Ma questo non è un blog che si occupa di recensire le novità, quanto piuttosto qualsiasi cosa che mi capiti di leggere: aspettatevi quindi recensioni che possono andare indietro nel tempo tanto quanto la Divina Commedia.

Per chi non lo sapesse, La Ruota del Tempo è una saga interminabile. E' iniziata nel lontano 1990 (sì, vent'anni fa!) ad opera di Robert Jordan, che non aveva previsto in realtà di raggiungere l'impressionante numero di volumi a cui sarebbe giunta la serie: 11 tomi, ognuno della lunghezza media di 800 pagine, scritti fino al 2005, anno che vide l'uscita di Knife of Dreams (La Lama dei Sogni). Il vecchio Robertone, resosi conto di aver allungato di molto il brodo, decise di terminarla con il dodicesimo volume, tirando le fila di innumerevoli trame, sottotrame, dei destini di un cast di personaggi colossale in un unico, enorme volume. Ma nel 2007 Robert Jordan muore. Fortunatamente per i fan che, dopo 20 anni, non avevano ancora visto la luce alla fine del tunnel della saga, Jordan aveva lasciato appunti, note, indicazioni su come la storia sarebbe finita, nonché intere sezioni scritte di quello che sarebbe stato l'ultimo volume, A Memory of Light. A terminare il colossale lavoro intrapreso da Jordan è stato scelto un giovane autore di nome Brandon Sanderson, conosciuto per la sua trilogia dei Mistborn.
Sanderson si rende conto che non sarebbe mai riuscito a racchiudere in un solo volume tutto il materiale rimasto in sospeso e, insieme alla vedova ed editor di Jordan, decide di dipanare il finale in tre volumi, il primo dei quali è questo The Gathering Storm.

Inizio subito col dire qualcosa che probabilmente mi renderà molto impopolare tra i fan di Jordan: il passaggio di redini tra i due autori ha portato una ventata di freschezza. La tecnica narrativa di Sanderson è molto diversa da quella di Jordan. Se quest'ultimo tendeva a racchiudere le vicende dei personaggi in grosse macrosequenze, il primo cambia velocemente prospettiva da un punto di vista all'altro, conferendo una dinamica leggera e 'saltellante' che fa piazza pulita dello stagnamento che la Ruota conosceva almeno dai tempi di A Crown of Swords (La Corona di Spade), per non parlare di quell'esperimento andato un po' male che è stato Crossroads of Twilight (Crocevia del Crepuscolo). The Gathering Storm tiene testa con orgoglio a Knife of Dreams, il grosso recupero in ritmo e focalizzazione degli argomenti che Jordan aveva prodotto prima di morire.

La voce narrante è indubbiamente diversa, ma lo spirito della saga è rimasto invariato. E non avrebbe potuto essere altrimeti dal momento che Sanderson ne è un fan fin dalla tenera età. I personaggi parlano ancora con le loro voci, sono autentici, sono quelli che conosciamo.
La storia si divide perlopiù tra le vicende di Rand, alle prese con l'oscurità che minaccia di inghiottirlo, e Egwene, sempre più risoluta ad ottenere il suo posto all'intero della Torre Bianca.
Rand è genuinamente tormentato: arriva al limite del lato oscuro non solo a parole, ma nei fatti. E' una lunga discesa verso la follia totale, una discesa che culmina però con un'epifania che mai mi sarei aspettato così convincente. Negli ultimi capitoli, trattanti la redenzione di Rand, la retorica non manca, ma sono resi in modo intelligente, tanto che ho trovato il finale uno dei migliori dell'intera serie (come l'intero libro, del resto).
Egwene, dal canto suo, si dimostra dotata di una volontà di ferro. La sua porzione di trama è molto bella: finalmente la spaccatura della Torre viene risanata (anche se le cicatrici rimangono), complice l'attacco Seanchan a lungo previsto. Certo, non mi ha mai convinto la natura di supergirl di Egwene, come nemmeno quella di molti altri personaggi femminili come Elayne o Aviendha. Tutte, Egwene in primis, dimostrano una saggezza e una velocità nei progressi personali piuttosto forzata per delle persone della loro età, soprattutto se consideriamo che le vicende narrate nel corso dei libri si svolgono nel giro di pochi mesi, e che abbiamo a che fare con personaggi ben più stagionati di loro sia in quanto ad età che ad esperienza che però finiscono per fare delle magre figure di fronte alle loro azioni. Nonostante questo il modo in cui si svolgono i fatti lascia soddisfatti, tanto da far soprassedere a difetti del genere che, del resto, sono un'eredità lasciata da Jordan.
Sono solo accennati gli altri personaggi. Perrin e Mat saranno i protagonisti del prossimo capitolo, Towers of Midnight, mentre qui spargono succose anticipazioni sugli eventi futuri. Elayne è del tutto assente. Aviendha parte per Rhuidean, lasciando aperte le speculazioni sull'esito del suo test tra le colonne. Fenomenale il ritorno di Verin, che risolve tutti i misteri gettati sul personaggio sin dalla famosa menzogna su Moiraine in The Great Hunt. Irrompono prepotenti nella narrazione altri personaggi fin'ora solo trattati marginalmente, come Ituralde (validissimo!) e Gawyn (da maltrattare).
Intriganti le subplot non ancora risolte, come le lettere di Verin e il salvataggio di Moiraine che non è ancora avvenuto, o l'uccisione di Masema ad opera di Faile che lo tiene nascosto a Perrin.

Insomma, il mio giudizio è positivo. Ammetto che nutro un sentimento di amore/odio per La Ruota del Tempo, e gli elementi che mi fanno propendere sia dall'uno che dall'altro alto sono presenti anche qui. Non li elencherò, risparmiandoli per un mega-post che farò dopo la conclusione della serie (sì, mancano ancora un paio d'anni, ma vabbè).

Ricordo che il penultimo volume è già disponibile nelle librerie internazionali: Towers of Midnight è uscito lo scorso 2 novembre.

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